venerdì 7 agosto 2009

Mr. IKeA - Parte III

Uno a zero per il Generale Machiavelli, ma non finisce qui, si esige una contromossa. Le proposte sono tante, ma il vero attacco al sistema, il vero coup de théâtre suggerito dallo stesso Mike, può essere soltanto una rapina ai danni del deposito 7G, il posto segretissimo conosciuto solo da pochi eletti, dagli amici dei pochi eletti e dagli amici degli amici dei pochi eletti, "apparente" deposito dell’IKeA singolarmente sorvegliato da guardie armate 24 ore su 24.
Al suo interno, ovviamente, si ipotizza l’esistenza di ingenti risorse economiche. È un suicidio, è da incoscienti, è il colpo perfetto che fa per loro e per il loro personalissimo desiderio di vendetta, Mike in testa. In breve tempo per esigenze di sceneggiatura, i "latitanti" si organizzano chiedendo aiuto al vecchio Sinatra, stinto anziano professionista in pensione labile di memoria che ha ancora un conto aperto con Machiavelli. Se solo se ne ricordasse.

Arriva il giorno del colpo, l’assalto al deposito attraverso il quale sgretolare la multinazionale dalle fondamenta. Elusa la sorveglianza, ipnotizzata da una delle migliori coreografie mai messe in scena in questo film, e aggirati i sistemi di sicurezza, penetrano infine nel deposito, smaniosi (Mike per primo) di mettere finalmente le mani su tutti quei…tutte quelle…sedie. E poltrone. In quantità industriale, s’intende, ma pur sempre illegali e stupidissime sedie. Fomentato dai suoi ideali, Pablo si sovrappone alla delusione esterrefatta di Mike intravedendone subito la potenzialità del gesto anarchico, spalanca i cancelli del deposito all’universo mondo che si riversa in tutto il suo 90% in un surreale delirio sovversivo. In breve tempo arrivano anche gli Squadroni, il cui schieramento "West Side Story" non riesce ad arginare la rivolta, né a catturare Pablo, Alex, Ljubo, Indro, il vecchio Fausto o l’esponenzialmente disorientato Sinatra. Arrivano comunque al sempre più depresso Mike, intrappolato nella folla nell’utopico tentativo di scappare.
Portato ad Astaire, il Palazzo del Giudizio, Mike non può che arrendersi all’ineluttabile destino di tutti quei "non integrati, discretamente liberi" come lui, stando alle parole del Generale Machiavelli. Affronta quindi un surreale processo attraverso una catena di montaggio giuridico/fordista scandita dalle note di "Magic Moments", nella versione cantata dall’inconfondibile voce di Perry Como, e viene condannato a 21 anni e ½ di carcere, di cui tre passati a costruirsi da solo la sua cella, privo delle dovute istruzioni e di relativo catalogo.

Magic Moments
Memories we' ve been sharing
Magic Moments

When two hearts are caring
I' ll never forget…


Nell’ultima scena, ambientata in un vecchio anfiteatro, il condannato senza possibilità di appello Mike è al centro del palco piegato sul pavimento intento a costruirsi intorno la sua prigione mentre, sulle note di "Our House" di Crosby, Stills, Nash & Young, uno ad uno, tutti i protagonisti della storia sfilano nella platea sedendosi tra il pubblico a guardare.

Our house is a very, very, very fine house

With two cats in the yard
Life used to be so hard
Now everything is easy
'Cause of you

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